C’era una volta ….

Il calzolaio, una volta, confezionava per lo più le scarpe nella sua bottega artigiana o a domicilio. Ma, talvolta, per farle nuove e soprattutto quando doveva ripararle, si recava a lavorare presso le famiglie contadine. Come ricompensa, in questo caso, non riceveva dei soldi ma vitto e alloggio. Rimaneva nella casa del contadino finchè non aveva terminato il lavoro e, siccome le famiglie, una volta, erano numerose, spesso si tratteneva anche una settimana e dormiva nella stalla, talvolta quando il calzolaio faceva le scarpe nuove, veniva pagato dai contadini in grano, olio…… in quantità proporzionale al costo delle scarpe che a quei tempi si aggirava sulle 500 o 1000 lire. Il lavoro veniva eseguito tutto a mano dall’inizio alla fine. Gli attrezzi usati erano il trincetto per tagliare il pellame, l’incudine, il martello e la lesina per le cinture. Per unire, attaccare le varie parti si usavano soprattutto i chiodi. La colla di pesce si utilizzava per la tomaia, tra la pelle e la fodera. Per lucidare e rifinire le scarpe si adoperavano la lima, la carta vetrata e il vetro. Il tipo di pelle più usato era l’anfibio (parte più spessa dell’animale). Talora il capretto, il vitello. Non si facevano scarpe di lusso, ma per lo più da lavoro. La lavorazione era lunga e faticosa. Per fare un paio di scarpe occorrevano tre o quattro giorni.