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Voci dalle scarpe
Voi mò dovete dirmi chi credete che siano tutti quelli delle ‘voci di dentro’ che mi pare sentire dalle scarpe? … Io ve l’ho spiegato ma non vi convincete … non importa. Magari pure io ne sono dubbioso e non ne parlo … E allora parlo con me stesso come se parlassi con tutti e con nessuno e mi chiedo come loro fanno a esistere la su quella riva? Avranno pure bisogno del mangiare, del vestito e delle scarpe, considerato che io le sento parlare … Per esempio chi è che ripara le scarpe o le fa … il calzolaio dite voi, magari un pover’uomo vecchio e malandato che non si fa pagare molto, pur di lavorare … Ecco, avete detto bene, proprio questo ciabattino potrebbe impersonare l’uomo di uno di quelle ‘voci di dentro’, tanto un bravo spirito che parla a me a sua insaputa! … L’Amore don Pasqua’ … Volere il bene è ancora più della stima di cui parla Eduardo nella sua commedia “Le Voci di dentro”, che lui attribuisce alla saggezza… ma l’amore è di più e non ha confini, arriva dal cielo ed è il Padreterno, il Fuoco dell’Amore, Lui solo… ma la Sua Voce chi la sta a sentire? … Mo vi dico io a modo mio come la penso su quel ciabattino, con un modesto componimento dettato dal mio cuore napoletano.
‘O monumento do scarparo
È vvote, me fermo pe nu momento,
passanno annanz a puteca
de nu scàrparo vicino casa mia.
Guardo dinto a vetrina,
e vedo tante scàrpe,
scàrpin, scàrpette, stival,
ammuntunatu accà e allà.
‘Nu juorno aggio visto cchiù a dinte,
nu viecchie che ‘nchiuvava na suletta,
e doppe ‘o tacco,
de ‘na scarpa nu poco vecchia.
Rimanette ‘ncantato pecché
vedevo che ogni tanto se fissava,
guardanno nu pare e scarpe llà vicino.
Quasi o senteve’e parlà cu lloro.
Quasi senteve che steveno
a parlà de’ fatti dell’omme,
de chelli scarpe.
‘O scarparo me pareva pure che ridevà
e vvote, fra ‘na martellata e n’ate.
Aggio ditto je, dinto o pensiero mio,
guarda llà, chistu viecchie
comm’è felice, e senza
penzà tanto, passa a jurnata!
E po’, dinto a mmè dicette ancora:
se chelli scarpe fossero
comme a nu piedistallo de marmo,
ce mettesse ‘o scarparo ‘ncoppe,
comme a nu monumento,
e no chill’omme!
Traduzione
A volte, mi fermo per un momento,
passando davanti al negozio
di un ciabattino vicino casa mia.
Guardo dentro la vetrina
e vedo tante scarpe,
scarpine, scarpette, stivali,
ammucchiate di qua e là.
Un giorno ho visto più all’interno
un vecchio che inchiodava una soletta,
e dopo il tacco,
di una scarpa un po’ vecchia.
Rimasi incantato perché
vedevo che ogni tanto si fissava,
guardando un paio di scarpe là vicino.
Quasi lo sentivo parlare con loro.
Quasi sentivo che stavano
parlando dei fatti dell’uomo,
di quelle scarpe.
Il ciabattino mi sembrava pure che rideva
a volte, fra una martellata e l’altra.
Ho detto io, dentro il mio pensiero,
guarda là, questo vecchio
com’è felice, e senza
pensare tanto, passa la giornata!
E poi, dentro a me dissi ancora:
se quelle scarpe fossero
come un piedistallo di marmo,
ci metterei sopra questo calzolaio,
come un monumento,
e non quell’uomo!
Gaetano Barbella